Scoperto codice dannoso nelle distribuzioni Linux

Una backdoor impiantata in XZ Utils è riuscita a insinuarsi in alcune distribuzioni Linux molto popolari

Alcuni cybercriminali sconosciuti hanno impiantato codice dannoso nelle versioni 5.6.0 e 5.6.1 di XZ Utils, un insieme di strumenti software open source progettati per la compressione dei file. A peggiorare le cose, le utility troianizzate sono riuscite a insinuarsi in diverse build popolari di Linux rilasciate a marzo, per cui questo incidente potrebbe essere considerato un attacco alla supply-chain. Questa vulnerabilità è stata denominata CVE-2024-3094.

Cosa rende questo impianto dannoso così pericoloso?

Inizialmente, diversi ricercatori hanno affermato che questa backdoor consentiva agli hacker di bypassare l’autenticazione sshd (il processo del server OpenSSH) e di ottenere da remoto un accesso non autorizzato al sistema operativo. Tuttavia, a giudicare dalle ultime informazioni, questa vulnerabilità non dovrebbe essere classificata come “bypass dell’autenticazione”, ma come “esecuzione di codice remoto” (RCE). La backdoor intercetta la funzione RSA_public_decrypt, verifica la firma dell’host utilizzando la chiave fissa Ed448 e, se la verifica ha esito positivo, esegue il codice dannoso passato dall’host tramite la funzione system(), senza lasciare tracce nei log di sshd.

Quali distribuzioni Linux contengono utility dannose e quali sono sicure?

Si sa che le versioni 5.6.0 e 5.6.1 di XZ Utils sono state incluse nelle build di marzo delle seguenti distribuzioni Linux:

  • Kali Linux, ma, secondo il blog ufficiale, solo quelli disponibili tra il 26 e il 29 marzo (il blog include anche le istruzioni per verificare la presenza di versioni vulnerabili delle utility);
  • openSUSE Tumbleweed e openSUSE MicroOS, disponibili dal 7 al 28 marzo;
  • Fedora 41, Fedora Rawhide e Fedora Linux 40 beta;
  • Debian (distribuzioni di testing instabili e sperimentali);
  • Arch Linux, immagini container disponibili dal 29 febbraio al 29 marzo. Il sito org afferma però che, a causa delle specificità legate all’implementazione, questo vettore di attacco non funzionerà in Arch Linux, ma raccomanda comunque vivamente di aggiornare il sistema.

Secondo le informazioni ufficiali, Red Hat Enterprise Linux (RHEL), SUSE Linux Enterprise, openSUSE Leap e Debian Stable non sono vulnerabili. Per quanto riguarda le altre distribuzioni, si consiglia di verificare manualmente la presenza di versioni troianizzate di XZ Utils.

Come è stato possibile impiantare il codice dannoso in XZ Utils?

A quanto pare, si tratta di un caso atipico di trasferimento del controllo. La persona che inizialmente ha mantenuto il progetto XZ Libs su GitHub ha passato il controllo del repository a un account che ha contribuito a una serie di repository relative alla compressione dei dati per diversi anni. E a un certo punto, qualcuno che si nascondeva dietro a quest’altro account ha impiantato una backdoor nel codice del progetto.

L’epidemia sfiorata che non si è mai verificata

Secondo Igor Kuznetsov, responsabile del nostro Global Research and Analysis Team (GReAT), lo sfruttamento di CVE-2024-3094 avrebbe potuto potenzialmente diventare il più grande attacco su larga scala all’ecosistema Linux in tutta la sua storia. Questo perché era rivolto principalmente ai server SSH, il principale strumento di gestione remota di tutti i server Linux su Internet. Se fosse finito nelle distribuzioni stabili, probabilmente avremmo assistito a un gran numero di attacchi ai server. Tuttavia, fortunatamente, la CVE-2024-3094 è stata rilevata nelle distribuzioni di testing e rolling, in cui vengono utilizzati i pacchetti software più recenti. In altre parole, la maggior parte degli utenti Linux è  al sicuro. Finora non abbiamo rilevato nessun caso di sfruttamento di CVE-2024-3094.

Come proteggersi?

La U.S. Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) raccomanda a tutti coloro che hanno installato o aggiornato i sistemi operativi colpiti nel mese di marzo di eseguire immediatamente il downgrade di XZ Utils a una versione precedente (ad esempio, la versione 5.4.6). E di avviare anche una scansione alla ricerca di attività dannose.

Se avete installato una distribuzione con una versione vulnerabile di XZ Utils, è opportuno inoltre cambiare tutte le credenziali che potrebbero venire sottratte al sistema da parte degli autori delle minacce.

È possibile individuare la presenza di una vulnerabilità utilizzando la regola Yara per CVE-2024-3094.

Se si sospetta che un cybercriminale possa aver avuto accesso all’infrastruttura aziendale, è possibile utilizzare il servizio Kaspersky Compromise Assessment per scoprire eventuali attacchi passati o in corso.

Per ulteriori informazioni: dircom@argonavis.it

9 Aprile 2024

AdvancedIPSpyware: il backdoored che colpisce le aziende

 
Tratto da www.bitmat.it
Autore:  Redazione BitMAT – 13/10/2022
 

Kaspersky ha scoperto AdvancedIPSpyware, una versione con backdoor di Advanced IP Scanner presenta un’architettura insolita ed è la copia quasi identica del sito web legittimo

AdvancedIPSpyware
 

In un recente report sul crimeware, gli esperti di Kaspersky hanno descritto AdvancedIPSpyware. Si tratta di una versione con backdoor dello strumento legittimo Advanced IP Scanner, utilizzato dagli amministratori di rete per controllare le reti locali (LAN). Lo strumento dannoso ha colpito un vasto pubblico con aziende vittime in Europa Occidentale, America Latina, Africa, Asia Meridionale, Australia e Paesi della CSI, raggiungendo un numero complessivo di circa 80 vittime.

Testo estratto dall’articolo pubblicato su www.bitmat.it

14 Ottobre 2022

Kaspersky e le tendenze APT del Q1 2021

 
Tratto da www.lineaedp.it
Autore: Redazione LineaEDP – 28/04/2021
 
 

 

Secondo quanto emerso da un nuovo report di Kaspersky, i principali attacchi APT nei primi tre mesi dell’anno in corso hanno riguardato le supply chain e lo sfruttamento degli exploit zero day.

Gli incidenti più noti sono stati la compromissione del software Orion IT di SolarWinds per il monitoraggio delle infrastrutture IT, che ha portato all’installazione di una backdoor personalizzata su più di 18.000 reti di aziende clienti, e la vulnerabilità in Microsoft Exchange Server che ha prodotto nuove campagne di attacco in Europa, Russia e Stati Uniti.

Gli attori delle minacce avanzate cambiano continuamente le loro tattiche, perfezionano i loro strumenti e lanciano costantemente nuovi attacchi. Per informare gli utenti e le organizzazioni delle minacce che devono affrontare, il Global Research and Analysis Team di Kaspersky (GReAT) pubblica alcuni report trimestrali sugli sviluppi più importanti nel panorama delle minacce persistenti avanzate.

Lo scorso trimestre, i ricercatori del GReAT hanno condotto delle indagini su due importanti attività malevole.

La prima attività presa in esame è stata quella relativa a SolarWinds e alla compromissione del suo software Orion IT utilizzato per la gestione e il monitoraggio delle reti. Questa compromissione ha permesso agli attaccanti di installare una backdoor personalizzata, nota come Sunburst, sulle reti di oltre 18.000 clienti, tra cui grandi aziende ed enti governativi in Nord America, Europa, Medio Oriente e Asia.

Dopo un’attenta analisi della backdoor, i ricercatori di Kaspersky hanno riscontrato delle somiglianze con la backdoor già nota come Kazuar, individuata per la prima volta nel 2017 e inizialmente attribuita al famigerato gruppo APT Turla. Le somiglianze osservate suggeriscono che gli autori di Kazuar e Sunburst possano essere in qualche modo collegati.

La seconda serie di attacchi analizzata dai ricercatori del GReAT è stata condotta sfruttando degli exploit zero day in Microsoft Exchange Server, per i quali in seguito sono state rese disponibili delle patch.

All’inizio di marzo, un nuovo attore APT noto come HAFNIUM ha approfittato di questi exploit per lanciare una serie di “attacchi limitati e mirati”. Durante la prima settimana di marzo sono stati colpiti circa 1.400 server unici, prevalentemente localizzati in Europa e negli Stati Uniti.

Considerato che alcuni server sono stati presi di mira più volte, è plausibile che più gruppi stiano utilizzando le vulnerabilità. Infatti, a metà marzo, i ricercatori di Kaspersky hanno individuato un’altra campagna che utilizzava questi stessi exploit e aveva come obiettivo la Russia.

Questa campagna ha mostrato alcuni legami con HAFNIUM, così come con gruppi di attività precedentemente noti su cui Kaspersky sta indagando.

Anche il famigerato gruppo APT Lazarus ha sfruttato un exploit zero-day per condurre un nuovo cluster di attività. In questo caso, il gruppo ha usato tecniche di ingegneria sociale per convincere i ricercatori di sicurezza a scaricare un file di progetto Visual Studio compromesso o per attirare le vittime sul loro blog con l’obiettivo poi di installare un exploit in Chrome.

Gli zero-days venivano usati come esche e l’attacco serviva a rubare le informazioni raccolte sulle vulnerabilità. La prima serie di attacchi si è verificata a gennaio mentre la seconda, avvenuta a marzo, è stata combinata alla creazione di profili fake sui social media e alla creazione di una società fittizia per ingannare le vittime prese di mira.

A un esame più attento, i ricercatori di Kaspersky hanno notato che il malware utilizzato nella campagna corrispondeva a ThreatNeedle, una backdoor sviluppata da Lazarus e recentemente impiegata in attacchi contro l’industria della difesa a metà del 2020.

Un’altra interessante campagna di exploit zero-day analizzata nel report, denominata TurtlePower e presumibilmente collegata al gruppo BitterAPT, ha preso di mira enti governativi e organizzazioni nel settore delle telecomunicazioni in Pakistan e Cina.

La vulnerabilità, ora patchata, sembra essere collegata a “Moses”, un broker che ha sviluppato almeno cinque exploit negli ultimi due anni, alcuni dei quali sono stati utilizzati sia da BitterAPT che da DarkHotel.

Come sottolineato in una nota ufficiale da Ariel Jungheit, senior security del GReAT di Kaspersky: «Il report sulle APT nel primo trimestre del 2021 ha dimostrato quanto possano essere distruttivi gli attacchi alla supply chain. Probabilmente, ci vorranno ancora diversi mesi per comprendere appieno la portata dell’attacco di SolarWinds. La buona notizia è che l’intera community di sicurezza si sta interessando a questo tipo di attacchi e sta cercando un modo per contrastarli. Questi primi tre mesi del 2021 hanno anche ricordato l’importanza di aggiornare i dispositivi con le patch non appena vengono rilasciate. Data la loro efficacia, i gruppi APT continueranno a sfruttare gli exploit zero-day per colpire le loro vittime, e come dimostrato dalla recente campagna di Lazarus lo faranno anche in modo creativo».

Il report sulle tendenze APT del Q1 riassume i risultati dei report di threat intelligence riservati agli abbonati ai servizi di Kaspersky, che includono anche i dati degli Indicatori di Compromissione (IOC) e le regole YARA per la ricerca forense e il malware hunting.

Per proteggere un’azienda dalle minacce persistenti avanzate, gli esperti di Kaspersky raccomandano di:

  • Installate le patch per le nuove vulnerabilità non appena disponibili, per non permettere agli attaccanti di sfruttarle.
  • Eseguire regolarmente un audit di sicurezza dell’infrastruttura IT dell’organizzazione per individuare falle e sistemi vulnerabili.
  • Adottare una soluzione di protezione degli endpoint dotata di funzionalità di gestione delle vulnerabilità e delle patch, in grado di semplificare notevolmente il compito dei responsabili della sicurezza IT.
  • Installare soluzioni anti-APT ed EDR, abilitando le funzionalità per la scoperta e il rilevamento delle minacce, l’indagine e la remediation tempestiva degli incidenti. Fornire al team SOC l’accesso alla threat intelligence più aggiornata e offrire regolarmente formazione professionale.

Ulteriori informazioni sulle soluzioni Kaspersky: dircom@argonavis.it

30 Aprile 2021

Kaspersky avverte: Lazarus prende di mira il settore della difesa

Tratto da BitMAT
Autore: Redazione BitMAT – 26/02/2021
 
 
 
 

I ricercatori di Kaspersky hanno identificato una nuova campagna APT a opera di Lazarus, un threat actor di minacce avanzate molto prolifico che risulta attivo almeno dal 2009 e al quale sono state attribuite una serie di campagne diverse tra loro.

A partire dai primi mesi del 2020, il gruppo ha preso di mira il settore della difesa con una backdoor personalizzata e soprannominata ThreatNeedle. La backdoor esegue movimenti laterali attraverso le reti infette sottraendo informazioni sensibili.

Lazarus è uno dei threat actor più prolifici del momento. Attivo almeno dal 2009, questo gruppo è stato coinvolto in campagne di cyberspionaggio su larga scala, campagne ransomware e persino attacchi contro il mercato delle criptovalute. Negli ultimi anni il gruppo si è concentrato sulle istituzioni finanziarie ma all’inizio del 2020 ha aggiunto ai suoi obiettivi anche organizzazioni che operano nel settore della difesa.

Silente, Lazarus, si espande a macchia d’olio

I ricercatori di Kaspersky si sono resi conto dell’esistenza di questa nuova campagna nel momento in cui sono stati coinvolti in un’attività di incident response. Il team preposto alla gestione dell’incidente ha scoperto che l’organizzazione coinvolta era vittima di una backdoor personalizzata (ovvero un malware che consente il controllo da remoto completo sul dispositivo). Soprannominata ThreatNeedle, questa backdoor si muove lateralmente attraverso le reti infette ed estrae informazioni riservate.

A oggi, sono state colpite organizzazioni in più di dodici Paesi.

L’infezione iniziale avviene utilizzando una tecnica di spear phishing. Le organizzazioni prese di mira ricevono una e-mail contente un allegato Word dannoso o un collegamento ad un file ospitato sui server aziendali. I messaggi di posta, inviati da presunti centri medici affidabili, dichiarano di contenere aggiornamenti urgenti relativi alla pandemia.

Nel momento in cui si apre il documento il malware viene rilasciato dando così il via al processo di distribuzione. Il malware ThreatNeedle, utilizzato in questa campagna, appartiene a una famiglia di malware del gruppo Lazarus nota come Manuscrypt ed era stato precedentemente rilevato in attacchi rivolti alle imprese di criptovaluta. Una volta installato, ThreatNeedle è in grado di ottenere il pieno controllo del dispositivo della vittima, il che significa che può fare qualsiasi cosa, dalla manipolazione dei file all’esecuzione dei comandi ricevuti.

Una delle tecniche più interessanti di questa campagna è la capacità del gruppo di rubare dati sia dalle reti IT dell’ufficio (ovvero una rete che contiene computer con accesso a Internet) e sia dalla rete limitata di un impianto (ovvero una rete che contiene mission-critical asset e computer con dati altamente sensibili e nessun accesso a Internet). Secondo la policy aziendale, nessuna informazione dovrebbe poter essere trasferita tra queste due reti. Tuttavia, gli amministratori possono connettersi a entrambe le reti per la gestione di questi sistemi. Lazarus è stato in grado di ottenere il controllo delle workstation degli amministratori per poi impostare un gateway malevolo e attaccare la rete limitata estraendo dati riservati.

Lazarus non è solo molto prolifico, ma anche sofisticato

Come sottolineato in una nota ufficiale da Seongsu Park, senior security researcher with the Global Research and Analysis Team (GReAT): «Lazarus è stato forse il threat actor più attivo del 2020 e questo è un trend che non accenna a diminuire. Infatti, già a gennaio di quest’anno, il Threat Analysis Team di Google ha riferito che Lazarus aveva utilizzato questa stessa backdoor per colpire i ricercatori di sicurezza. In futuro, ci aspettiamo di incontrare ancora ThreatNeedle e per questo terremo gli occhi aperti».

Come aggiunto da Vyacheslav Kopeytsev, security expert di Kaspersky ICS CERT: «Lazarus non è solo molto prolifico, ma anche sofisticato. Questo gruppo, infatti, oltre a superare la segmentazione della rete, ha anche condotto ricerche approfondite per creare e-mail di spear phishing altamente personalizzate ed efficaci e ha costruito strumenti personalizzati per estrarre le informazioni rubate su un server remoto. Tenuto conto che molti settori e aziende fanno ancora molto affidamento al lavoro a distanza e che, quindi, sono ancora più vulnerabili, è importante che vengano prese ulteriori precauzioni di sicurezza per proteggersi da questo genere di attacchi avanzati».

Per proteggersi da attacchi come ThreatNeedle, gli esperti di Kaspersky raccomandano di:

  • Fornire al personale una formazione di base sulla cyber hygiene, poiché molti attacchi mirati iniziano proprio con tecniche di ingegneria sociale come il phishing.
  • Se un’azienda utilizza una tecnologia operativa (OT) o ha una infrastruttura critica, è importante assicurarsi che queste siano separate dalla rete aziendale o che non ci siano connessioni non autorizzate.
  • Assicurarsi che i dipendenti conoscano e seguano le politiche di sicurezza informatica.
  • Fornire al team SOC l’accesso alla più recente threat intelligence (TI). Il Kaspersky Threat Intelligence Portal è un punto di accesso unico per la TI dell’azienda, che fornisce dati sugli attacchi informatici e approfondimenti raccolti da Kaspersky in oltre 20 anni di esperienza.
  • Implementare una soluzione di sicurezza di livello aziendale che rilevi tempestivamente le minacce avanzate a livello di rete, come Kaspersky Anti Targeted Attack Platform.
  • Implementare una soluzione dedicata ai nodi e alle reti industriali che consenta il monitoraggio del traffico di rete OT, l’analisi e il rilevamento delle minacce, come Kaspersky Industrial CyberSecurity.

Per informazioni sulle soluzioni Kaspersky: dircom@argonavis.it

4 Marzo 2021