Distribuire la patch per risolvere CVE-2017-0143 tramite Kaspersky Security Center

A seguito dell’ampia diffusione della notizia dei danni provocati dal ransomware WannaCry gli utenti Windows hanno iniziato ad installare la patch per risolvere la vulnerabilità.

Kaspersky Security Center ha uno strumento per installare la patch in maniera automatizzata utilizzando la seguente procedura:

  1. Scaricare l’aggiornamento dal sito Microsoft
  2. Creare una cartella temporanea e copiare il file *.msu scaricato nel passo precendente
  3. Nella cartella temporanea creare un file .bat ed inserire il seguente comando:

wusa.exe %updatename%.msu /quiet /warnrestart

Sostituire %updatename% con il nome esatto del file scaricato (differente per ogni versione di sistema operativo).

Il comando esegue l’installazione silenziosa dell’aggiornamento ed al termine richiederà il riavvio. Non è possibile evitare il riavvio al termine dell’installazione.

Al posto del parametro warnrestart è possibile indicare forcerestart, in quel caso il sistema verrà riavviato immediatemente senza consenso dell’utente (parametro utile nelle postazioni non presidiate).

Nota: Non ci sono conseguenze negative nell’esecuzione del comando su un computer in cui l’aggiornamento era già stato installato.

  1. In Kaspersky Security Center, menu Advanced → Remote installation → Installation packages. Premere su Create installation package.
  2. In “New Package Wizard”, selezionare Create installation package for specified executable file.

Image: create the installation package

  1. Creare il pacchetto di installazione con il file .bat. Selezionare Copy entire folder to the installation package per includere il file .msu.
  2. Installare il pacchetto sui computer avendo cura di sceglierli in base al sistema operativo per cui è stata creata la patch.

16 Maggio 2017

Ransomware Wannacry e patch management

Nelle ultime ore si sta diffondendo un nuovo tipo di ransomware chiamato con il nome di Wannacry, non mi soffermerò a descrivere il suo comportamento visto che è comune alla propria specie: effettua la crittografia usando l’algoritmo di cifratura AES e richiede un riscatto in bitcoin, ma per la sua caratteristica di colpire sfruttando delle vulnerabilità del software.

Da tempo avevamo previsto che il ransomware sarebbe potuto mutarsi in virus e puntualmente è accaduto. Wannacry verrà ricordato come l’inizio di una nuova era nell’epoca del Cyber Crime.

Fin’ora avevamo sempre visto che l’innesco di una infezione di ransomware era legata ad un comportamento poco accorto di qualche utente: un allegato ad un messaggio di posta aperto, l’apertura di un link in un messaggio di posta elettronica, la visita ad un sito web pericoloso o comunque che avesse già subito un attacco informatico.

Wannacry invece supera questi schemi noti ed inaugura la stagione dei “virus” ransomware, la cui caratteristica è quella di diffondersi in modo automatico ovvero utilizzando anziché un vettore di penetrazione legato all’incapacità umana di comprendere la pericolosità delle proprie azioni, un vettore di penetrazione legato alle vulnerabilità del software installato.

Le vittime scelte da Wannacry, che al momento ha colpito in particolare in Russia, ma anche in Italia (che guida la particolare classifica europea delle vittime di questo ransomware) hanno un elemento in comune, non avevano installato una patch di Microsoft per i propri sistemi operativi, rilasciata nel bollettino di marzo Microsoft Security Bulletin MS17-010 – Critical

Il risultato è stato che gli attaccanti hanno potuto colpire tutti coloro che non si erano “protetti” installando tempestivamente l’aggiornamento.

Questo nuovo tipo di diffusione della minaccia, deve spingerci a far evolvere la nostra strategia di difesa. La sola protezione perimetrale era già stata superata dalla mobilità dei dispositivi, le tecniche di protezione degli endpoint (anche le più sofisticate che fanno uso di machine learning e riconoscimento delle applicazioni) non sono più efficaci se non impariamo a tenere aggiornato dal punto di vista della sicurezza i nostri software.

Per tutti coloro che ancora non sono stati infettati si suggerisce di verificare ed installare il prima possibile la patch di sicurezza, mentre per le vittime non resta che ripristinare un backup o pagare il riscatto in bitcoin.

Fra le dotazioni minime di protezione informatica in azienda, oltre ai già diffusi Firewall (UTM) e Anti Malware installati sugli endpoint, dobbiamo prevedere sistemi di gestione automatiche delle Patch per evitare che minacce di questo genere possano colpirci.

Aggiornamento del 15/05/2017: Vista la particolare gravità della situazione Microsoft ha deciso di distribuire un aggiornamento (disponibile a questo indirizzo: http://www.catalog.update.microsoft.com/Search.aspx?q=KB4012598) per risolvere la vulnerabilità anche per i sistemi operativi Windows XP e Windows 2003 il cui supporto era stato interrotto.

13 Maggio 2017

Subscription Bombing

Subscription Bombing è una nuova tecnica per generare messaggi non desiderati (“spam”).

La tecnica consiste nel completare (con metodi automatici) migliaia di form di registrazione o di richiesta di informazioni, che generano automaticamente delle mail dirette all’indirizzo che è stato inserito all’interno il form. E’ sufficiente compilare il form, utilizzando l’indirizzo email della vittima per fargli recapitare migliaia di email in contemporanea.

I siti a rischio sono quelli che non usano dei metodi per individuare i form compilati con sistemi automatici, con meccanismi con il CAPTCHA.

Per i sistemi antispam tutti questi messaggi sono legittimi, perché generati da sistemi perfettamente regolari, arrivano ciascuno dal server corretto e molte volte rispettano anche il record SPF.
Se l’utente avesse usato realmente il proprio indirizzo email ed effettuato quella registrazione oppure compilato il modulo per la richiesta di informazioni quella mail è richiesta e deve arrivare.

Questo genere di attacco ha due vittime:

  • il proprietario del sito web che rischia di finire in qualche blacklist pubblica, ad esempio Spamhaus è molto attenta a questo fenomeno e comunque si ritrova nel database un numero elevato di iscrizioni o richieste fittizie.
  • il proprietario della mail che si ritrova la casella invasa di messaggi di posta non desiderati e rischia fra i tanti messaggi di non notare qualche messaggio di posta importante.

Questo genere di attacco comporta un fenomeno che potremmo definire “fumogeno digitale“. Supponiamo che l’attaccante abbia le nostre credenziali del conto PayPal e sia pronto ad effettuare un trasferimento di denaro. Gli resta il problema di sopprimere i messaggi di posta verso il nostro indirizzo che potrebbero allarmarci. Con un attacco del genere fra i migliaia di messaggi non desiderati che potrebbero arrivare alla casella in contemporanea il messaggio di PayPal che ci indica l’avvenuto trasferimento potrebbe anche passare inosservato, considerato che sono frequentementi i messaggi di phishing con oggetto PayPal.

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Argonavis ed i suoi esperti in sicurezza informatica sono a tua disposizione per darti supporto ed aiutarti a proteggere la tua azienda dai rischi informatici.

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12 Marzo 2017

Kaspersky installazione automatica di pacchetti

Kaspersky Security Center è la console creata appositamente per semplificare tutte le operazioni di gestione che dovrebbe svolgere l’amministratore. Non si limita a gestire le funzionalità antimalware dei prodotti Kaspersky, ma mette a disposizione un’insieme di strumenti efficaci per gestire con facilità alcuni aspetti della struttura IT.

L’installazione automatica dei pacchetti sugli endpoint membri del gruppo è una di quelle funzionalità che va verso questa direzione.

La procedura è molto semplice, occorre prima di tutto creare un pacchetto di installazione.

Quando il pacchetto è pronto è sufficiente andare nelle proprietà del gruppo a cui desideriamo installare il pacchetto

Aprire la scheda: “Automatic installation” e selezionare i pacchetti che desideriamo distribuire

 

e premere OK per concludere la procedura.

Conclusa la procedura verrà creato un task specifico che installa su tutte le macchine del gruppo in automatico i pacchetti selezionati.

Su ogni nuovo endpoint che andremo a posizionare nel gruppo automaticamente verrà lanciato automaticamente il task, senza rischio di dimenticarne nessuno.

argonavislabArgonavis è a vostra disposizione per fornirvi ulteriori informazioni su aspetti tecnici e commerciali, ed illustrarvi la convenienza nel proteggere i vostri sistemi con le tecnologie più efficaci.

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5 Marzo 2017

LibraESVA QuickSand Sandbox

Documenti di office e file PDF possono contenere dei contenuti attivi, ad esempio i file PDF possono contenere ed eseguire comandi JavaScript oppure documenti di Office che contengono script di PowerShell.

Una delle novità più interessanti dell’ultimo rilascio di LibraESVA è la QuickSand Sandbox.

QuickSand Sandbox è in grado di individuare e rimuovere contenuti “Attivi” da file di Office e PDF. La sandbox viene eseguita direttamente sulla appliance ESVA, senza necessità di inviare il file da analizzare sul cloud ed è veramente rapida.

I contenuti “Attivi” vengono classificati come “Sicuro”, “Sospetto”, “Indeterminato”, “Crittografato” e per ciascuna categoria è possibile selezionare diversi comportamenti (consegna, pulisci e consegna, blocca).

Prendiamo in esame un file PDF (il manuale di libraESVA), ed andiamo a testare la nuova funzionalità aggiungiamo un comando JavaScript:
app.launchURL(“https://www.libraesva.com”, true);
che ci permette di far aprire una pagina web all’apertura del file PDF.

Inviando il file in allegato al messaggio, LibraESVA individua il contenuto attivo ed esegue l’azione associata, rimuovendo il contenuto attivo o bloccando il file.

Questa nuova funzionalità è molto importante, in particolare durante le campagne di diffusione di ransomware abbiamo visto messaggi di posta  contenere allegati pericolosi con componenti attive, ma non il malware vero e proprio, che veniva richiamato dai contenuti attivi presenti negli allegati.

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19 Gennaio 2017